13.9.16

CHUCK PALAHNUK: PFIGHT CLUB, LO SPETTACOLO È DI IVANO CAPOCCIAMA

"Il momento più importante della vita, è quando si perde tutto"

SABATO 17 SETTEMBRE 2016  ORE 21,30 FIGHT CLUB di CHUCK PALAHNIUK
UNO SPETTACOLO DI IVANO CAPOCCIAMA E IVAN DI VITO

Con estemporanea di pittura a cura di VIRGINIA CERSOSIMO

A BIBLIOTE' LIBRERIA CAFFETTERIA IN VIA LUCIO GALLO 13 A SORA (FR)

Il protagonista e narratore - di cui peraltro non viene mai menzionato il nome - è un tipo problematico che per esorcizzare dolore e frustrazione frequenta i gruppi di sostegno più improbabili (si aggira abile simulatore piangendo come un vitello tra malati di cancro testicolare o di demenza organica viscerale) ed è proprio durante uno di questi incontri “liberatori” che si imbatte in Marla - una stramba ragazza che ha della vita una visione naif - che a quanto pare condivide i suoi stessi “macabri” interessi.

A complicare la vita già abbastanza inappagante dell’uomo ci si mette un fantomatico personaggio, il misterioso Tyler Durden, sicuro di sé e abituato a sfidare le convenzioni e prendere di petto la vita, che si insinua nella sua grigia quotidianità rubandogli a poco a poco casa, donna ed anima. Insieme, i due – diventati complici quasi per forza - daranno vita al Fight club: una enclave carbonara dove massacrarsi di botte è un modo per protestare contro la routine. In un crescendo di anarchico livore nei confronti della società i due elaboreranno il Progetto caos: un piano per liberare il mondo dalla schiavitù di se stesso. Ma chi è Tyler Durden? Esiste davvero? O è una proiezione, un feticcio, una allucinazione o una invenzione del protagonista? 

Un esordio di prim’ordine per lo scrittore americano Chuck Palahniuk, che assesta un colpo al perbenismo ed alle convenzioni borghesi - per usare un termine volutamente demodé - con una storia “acida” e nichilista che avvince e spiazza con trovate geniali (le saponette fatte con il grasso delle liposuzioni; i combattimenti all’ultimo sangue negli scantinati; il pianto liberatorio durante gli incontri dei gruppi di sostegno) e frasi fulminanti (“Gente che conosco, che una volta andava a sedersi in bagno con una rivista pornografica, adesso va a sedersi in bagno con un catalogo dell’Ikea”; “La prima regola del Fight club è che non si parla del Fight club”; “Quando sei al Fight Club tu non sei i soldi che hai in banca. Non sei il tuo lavoro. Non sei la tua famiglia e non sei quello che dici di essere a te stesso”) destinate ad incollarsi nella memoria. Anche grazie al contributo visivo dell’ottimo film di David Fincher – con Brad Pitt ed Edward Norton – il libro è entrato a far parte dell’immaginario collettivo (termine un po’ logoro ma in questo caso efficace) ponendo coraggiosamente in primo piano i “cattivi sentimenti” e facendo assurgere la pulsione autodistruttiva ad unica modalità di sopravvivenza. Chi di noi non ha un lato oscuro? 

Una personalità nascosta che può rimanere tale per tutta la vita oppure manifestarsi con esiti devastanti: un Tyler Durden – una sorta di giovane Holden cresciuto e molto incazzato - abita abusivamente dentro ognuno di noi e prima o poi saremo tutti costretti a farci i conti. Fight club è un pugno nello stomaco, è un libro che ti folgora con la sua crudezza. Puoi amarlo od odiarlo per sempre. Proprio come un vero classico.

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