12.12.18

Gli ottanta anni di Lino Di Stefano esponente del Neoidealismo

Auguri
LINO DI STEFANO  BENEDETTO CROCE CINQUANT'ANNI DOPO

di Gabriele Mattacola

Il professor Lino Di Stefano, già dirigente scolastico presso il liceo scientifico e socio-linguistico "Pietrobono" di Alatri e dal 2008 
presidente dell'Accademia Teretina di cui sono socio, il 26 settembre ha compiuto 80 anni. In quest'occasione voglio scrivere una 
sintesi sul saggio "Benedetto Croce Cinquant'anni dopo" ( edizioni Eva 2002 ), da lui scritto in occasione della scomparsa, a distanza
di 50 anni, del filosofo abruzzese. 

Nato a Pescasseroli nel 1866, lo ricordiamo per essere stato esponente illustre, assieme a Giovanni
Gentile, del neoidealismo italiano. Anche se nato in territorio abruzzese, Croce, per gli amici don Benedetto, accettò sempre la qualifica
di "filosofo napoletano". 

A differenza di Gentile, mostrò in circostanze tragiche nel 1944 e che si disse fosse creatore del Fascismo,
Croce ebbe nei confronti del movimento creato da Mussolini rapporti contraddittori individuando nel Duce l'uomo che "possedeva
il fiuto politico e la risolutezza scarseggiante in altri". Il 24.10.1922, a Napoli. vi fu il raduno dei fascisti che seguirono la prova
generale della marcia su Roma. Mussolini parlò al Teatro "San Carlo" ed in un palco d'onore sedette Benedetto Croce che entusiasta
applaudi'. Nel saggio è esposto anche il carteggio tra i due maggiori esponenti del neoidealismo. 

Tra le opere di Croce analizzate dal
saggista, molisano di nascita ma frusinate d'adozione, vi è il saggio sull'Ariosto apparso per la prima volta nel 1917. Secondo la 
concezione del Croce il "Divin Ariosto" rappresentò il prototipo del poeta che seppe calarsi nel mondo cavalleresco "con una sorta di
distacco e di superiorità". 

Saggio significativo del filosofo nato a Pescasseroli fu "La mia filosofia", mentre tra i suoi migliori amici 
ricordiamo Karl Vossler, filologo e critico tedesco che strinse rapporti anche con Gentile. Benedetto Croce, infine, per quanto riguarda la
poesia di Dante disse che bisognava discernere nel punto in cui essa scorreva senza ostacoli senza mai guardare al meramente 
strutturale, ma sempre alla poesia. 

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