Il sindaco questa mattina alla cerimonia ufficiale |
Preghiera e benedizione, da parte di don Mario Zeverini,
durante la cerimonia ufficiale, per la ricorrenza del terremoto 1915
In
allegato, si trasmette la preghiera, proclamata da don Mario Zeverini, davanti
alla lapide che ricorda il terremoto del 1915, durante la cerimonia ufficiale
di commemorazione. Cordialità e saluti. Gianni Fabrizio.
Sora 13 Gennaio 98.mo dal Terremoto. Questa mattina verso mezzogiorno l'omaggio floreale e la benedizione
alla “lapide della memoria “ in Corso
Volsci - Palazzo Comunale.
"Il terremoto è sinonimo di distruzione", ha pronunciato le prime parole Don Mario Zeverini. "Ciò che è
stato faticosamente realizzato, in pochi secondi tutto si distrugge. Le
strutture, con il tempo si ricostruiscono, mentre per le persone il tempo porta
l’umano oblio. E’ saggia cosa porre segni visibili: come erigere monumenti, porre
lapidi e deporre fiori per aiutare a “non
dimenticare”. Per la persona di fede, questi segni provocano anche
alla riconoscenza, alla misericordia ed
all’amore. Signore, Dio onnipotente ed eterno, dona ai nostri concittadini, che
all’alba di 98 anni fa conobbero, in pochi secondi, la distruzione totale e la
morte a causa del terremoto, il dono della tua misericordia che ti chiediamo
con il segno di questa benedizione invocata nel tuo nome".
Il terremoto del 13 gennaio del 1915 fu dell'XI° grado della Scala Mercalli. Interessò le aree della Marsica, della valle Roveto, della valle di Comino e della Media Valle del Liri. Fu un terremoto importante non solo per le vittime numerose che determinò, soprattutto nella Marsica e ad Avezzano in particolare, ma cambiò anche il modo di fare ricerca sui terremoti. A Sora le vittime furono quasi 300.
RispondiEliminaSul Quaderno DEA n.3, "Marittima e Campagna o Terra di Lavoro. Radici e Pollini di Identità Cangianti" appena presentato, a cura di Giovanni De Vita dell'Università degli Studi di Cassino, si scrive: "Le notizie che giungevano da Sora non erano rassicuranti, e lo stesso impiegato di ufficio del telegrafo aveva posizionato le attrezzature alla stazione ferroviaria, su un vagone, dopo il crollo dell'edificio che lo ospitava". La preoccupazione fu di trovarsi davanti ad un cumulo di macerie e con tantissime vittime. Si parlava di 15000 vittime per la sola zona di Avezzano. A Sora la popolazione era di 17000 anime ma i morti furono 261.
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