Il 14 gennaio sono stati tutti a Roma sotto il Ministero dello Sviluppo Economico i
lavoratori della Micron di Avezzano. Per una protesta.
Se la fabbrica, presente
nella Marsica, dovesse chiudere ci vorranno ben 2 miliardi per la sua bonifica.
Il sito era fino a due anni fa l’unico in Italia ora invece ci sono altre
produzioni a Catania, ad Avellino e a Milano.
Si vogliono ridurre 700
maestranze che producono “una cosa sola”.
Dice la dipendente e sindacalista, la dott.ssa Di Cola presente a Sora,
al consiglio comunale convocato apposta per la vertenza Micron. Per dare
sostegno alle maestranze (anche e soprattutto sorane) con la seduta del
consiglio comunale in forma straordinaria. L’amministrazione comunale di Sora
ha voluto seguire così da vicino le vicende dei lavoratori.
Ci sono ora 1600
lavoratori e una quindicina sono di Sora e del sorano. Quasi tutti presente in
sala ad ascoltare e qualcuno per la prima volta è salito l’ampio scalone che
porta alla sala consiliare. Si è votato, chi era presente (assente il sindaco e
Pontone Cravaldi), per “sostenere la risoluzione immediata delle problematiche
dell’occupazione dei lavoratori della Micron”. Si è chiesto al Presidente del
Consiglio dei Ministri e al Ministro dello Sviluppo economico di cambiare
l’impostazione della vertenza Micron, azienda leader per tutta la nazione. Ci
sono 1623 dipendenti (foto) da salvare.
La dott.ssa Monia Di Cola ha chiesto
aiuto agli amministratori dei comuni vicini delle regioni Lazio ed Abruzzo. 700
unità da ridurre e nei prossimi cinque anni ci sarà il totale smantellamento
del sito che poi si deve bonificare. “Senza i 700 lavoratori la Micron andrebbe
a chiudere”. Oltre due miliardi da impegnare per l’inquinamento prodotto che
pagheranno tutti gli italiani. Come è già successo (in buona parte) per la
costruzione della fabbrica. Il finanziamento è stato impegnato dallo Stato. La
multinazione va bene, continua la Di Cola, perchè gli smartphone si vendono
bene “ma si vuole ridurre lo stesso”. E’ il prodotto più venduto al mondo ma si
vuole vendere lo stesso il sito produttivo: “Come si vende una casa”, denuncia
la sindacalista. La proprietà non vuole darla però alla concorrenza. Senza
investimenti la fabbrica andrebbe così smantellata.
La Micron è la prima industria
in Abruzzo e la seconda in Italia ma se si va avanti di questo passo tra cinque
anni chiuderà e si venderà. E’ il pericolo che corrono le maestranze ora
impegnate nella Marsica. “Ci sono i semiconduttori da mantenere e la
microelettronica da sostenere”. Ma la Di Cola, che ha chiesto l’aiuto a tutti, dice
ancora che chi andrà via prima sarà anche più fortunato. C’è poi il problema,
fatto conoscere in sala, delle mulitinazionali in Italia, quelle presenti che
vanno riorganizzate e sviluppate meglio. Poi ci sono gli “investimenti mirati
attraverso un piano industriale credibile e duraturo nel tempo”.
Per la
giornata del 14 a Roma la Di Cola aveva chiesto la presenza del sindaco e del
gonfalone della città.
Nessun commento:
Posta un commento