Poi ci sono gli stranieri immigrati che continuano a bussare alle porte dei Centri di ascolto.
Le 35 donne eritree con 8 bambini, sono arrivate in un primo momento a Sora, sono ora ospiti della Caritas Diocesana nella casa di prima accoglienza ad Isola Liri.
Per conto della Caritas Diocesana di Sora, Aquino, Pontecorvo, Gianni Fabrizio, trasmette il Comunicato Stampa a firma di Suor Antonella Piccirilli *
35 donne ed 8 bambini ospiti nella casa “Æneas” ad Isola Liri Superiore Dopo gli ultimi sbarchi a Lampedusa dall’Eritrea accolti dalla Caritas Diocesana
di Antonella Piccirilli *
Nella notte del 9 aprile scorso è scattata l’emergenza immigrati anche
nel nostro territorio. Per gli operatori della “Caritas Diocesana” si è
trattato di una sorpresa annunciata che si stava preparando da tempo, a seguito
di una convenzione stipulata con la Prefettura di Frosinone, su mandato del
Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero
dell’Interno. La ricerca di una casa che
potesse ospitare una trentina di persone si è concentrata su uno stabile di
Isola Liri, che è stato preparato con il necessario per la prima accoglienza
degli immigrati. La casa si chiama “Æneas”,
in ricordo di Enea, il migrante forzato per eccellenza, che fugge a fine guerra
pur di salvare la vita. Martedì 8 aprile é cominciata la tappa italiana di 38 donne e di 8 minori,
tutti provenienti dall’Eritrea: lo sbarco a Lampedusa, il trasferimento
all’aeroporto di Catania, il volo per Fiumicino, sotto la scorta della Polizia di Stato. All’arrivo
nella notte, don Akuino Toma Teofilo, direttore della Caritas Diocesana di
Sora, Aquino, Pontecorvo e gli altri operatori,che avevano preparato tutto per
l’accoglienza di 45 uomini, hanno visto invece scendere dalla scaletta dell’aereo
solo decine di donne brune e qualche bambino.
Dopo un primo momento di
immediata sorpresa, l’accoglienza, non solo quella tecnica, ma anche quella del
cuore, si mette in moto, con la consegna da parte della Polizia agli operatori
della “Caritas Diocesana” di Sora, Aquino, Pontecorvo, delle 38 donne e degli 8
bambini. Quindi la partenza e l’arrivo di tutti finalmente all’ Æneas ad Isola Liri, dove potersi
lavare, mangiare dormire; tutti atti e gestii di quotidiana esperienza, per
riprendere le forze, la speranza, il respiro. Perché la Caritas si è occupata di
loro? Non bastano i Centri Istituzionali?
Finora in molti si è sentito parlare
di Crotone, Mineo e le immagini televisive forse spaventano da un lato, perché si vede l’inadeguatezza
del sistema e rassicurano dall’altro,
perché questi “fratelli” rimangono a
distanza, sufficientemente lontani, e possiamo
pensarli, commuoverci, ma senza comprometterci.
Poi un giorno, o meglio
una notte, la disperazione bussa alle porte del nostro territorio,quasi in casa
nostra e si fa vicina della porta
accanto. E ci si domanda subito: come mai proprio noi? La risposta è
evidente: è chiaro che le Sedi Istituzionali
non bastano, perciò il Ministero dell’Interno ha fatto appello alla Nazione e
sta dislocando in tanti punti del territorio nazionale, piccoli centri di prima
accoglienza, proprio per evitare assembramenti numerosissimi, che esasperano
gli abitanti e tolgono dignità agli immigrati stessi, creando disservizi,
malcontenti, proteste.
La reazione
dei vicini? Positiva: c’è chi mette a disposizione il proprio tempo, chi dà disponibilità
per piccoli servizi; diverse parrocchie si stanno facendo avanti per offrire indumenti. Gli operatori
vanno molto oltre l’indispensabile, per offrire sostegno, comprensione,
traduzione da un oscuro idioma africano, attraverso mediatori culturali. Il
resto tocca alle Istituzioni, alla Questura che ha il dovere di procedere
all’identificazione delle persone e all’accertamento del loro “status” di
richiedenti asilo.
Queste donne,
alcune con i loro bambini, hanno occhi profondi, che ancora guardano lontano a
partire da chissà quale storia precedente. Rispondere al loro sguardo con il
rispetto dovuto alla dignità di ogni persona sulla faccia della terra: questo è
il primo passo che la coscienza chiede a tutti di fare. E i passi successivi?
Il dialogo che comincia interpella tutti, personalmente, ma raccogliere la
sfida spetta a ciascuno di noi.
* Della Caritas
Diocesana di Sora, Aquino, Pontecorvo.
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