10.4.14

SKY OF BIRDS, SABATO 12 APRILE ORE 22

C’è vita oltre le giostre dell’hype,
le avanguardie più o meno drammatiche, le next big thing tanto più sensazionali quanto più a perdere. 

I cinque Sky Of Birds sembrano avere il tempo dalla loro parte, come se la sapessero più lunga dell’attimo fuggente. Se la prendono comoda in compagnia di convinzioni così assodate da potersi permettere di sgualcirle, strapazzarle, mascherarle. Affondarle in un lago di trepidazioni mature ma per nulla rassegnate.
Dicono di essersi incontrati in non più verde età (leggi: oltre i trent’anni), quando hanno deciso di scozzare i rispettivi background a base di Pavement, Neil Young e Velvet Underground. 

L’ascolto di queste quattro tracce d’esordio conferma tutto, più qualche altro retaggio sparso e non sempre scontato, tipo il Morrissey nel post-western uggioso di Big Former Times, il romanticismo noir tra Jeffrey Lee Pierce e Chris Isaak di Are You Ready ed il Lanegan civettuolo di Snipers, mentre Collide incalza tra elettricità indie e declinazioni neo-psych sul filo di un disincanto ammaliante.
Colpiscono la padronanza con cui confezionano l’impasto, l’assenza di pose stilistiche (anche e soprattutto nel canto, per nulla banale), la mancanza di timori revrenziali se c’è da sparigliare le coordinate, la personalità insomma che consente loro di sigillare il programma con una bonus track che rilegge A Chicken With Its Head Cut Off dei Magnetic Fields sciorinando indolenzimento Wilco ed estro accorato Malkmus con la naturalezza di un giro di birra agrodolce tra amici.
da SENTIREASCOLTARE.COM del 12.03.2014

A poco meno di un anno dalla fine dei Mosquitos, Mario Martufi inizia a cercare i musicisti con cui fondare una nuova band e si rivolge agli amici con i quali aveva incrociato il cammino nel corso degli anni: innanzitutto Strueia, cantante e polistrumentista di Shout e poi del progetto a suo nome (su 42 Records) che negli Sky of Birds si siede dietro i tamburi e a cui si aggiunge, dopo la prima prova, il bassista Simone Podagrosi. Seguono poi Alberto Capoccitti, già con gli Slacker Monday e i Mahatma Transistor, alla chitarra e synth, e Sandro Traversi, con il quale Mario aveva già condiviso l’esperienza nei Mosquitos, a chitarra e tastiere.

Il risultato della loro collaborazione è un primo EP, “Rivers Flow Free, Lakes Just Agree“, che sta rapidamente facendo crescere l’interesse e la curiosità intorno al gruppo e i cui pezzi parlano di amore, odio, vita, morte, gioia, dolore, della difficoltà di comunicare e di incontrarsi, di perdita, di distacco e del desiderio di trascendere da tutto questo.

Quattro pezzi vicini all’alt-rock indipendente americano ma che con facilità e delicatezza rimandano anche a mondi extra-musicali, alle atmosfere di Wenders e Fellini così come alle visioni di Warhol e Mondrian.

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